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La rivoluzione IoT nella visione di Optoi

Oggi ci sono pochi acronimi più popolari di IoT. Una tecnologia che appena un paio di anni fa era di interesse solo per gli addetti ai lavori è ormai al centro delle analisi di media mainstream, economisti e decision makers. Ma perché l’Internet delle Cose (in inglese, appunto, Internet of Things) è così importante? «Perché è una evoluzione dell’IT, della tecnologia di internet e delle telecomunicazioni, e risponde alle esigenze di milioni di aziende e consumatori, che oggi vogliono vedere connessi non solo i computer e gli smartphone, ma tutti gli oggetti, inclusi quelli in fabbrica e a casa» ci spiega Alfredo Maglione, presidente del Gruppo Optoi. «Tale fenomeno è stato senz’altro accelerato dalla diffusione di un nuovo paradigma produttivo ad altissima intensità tecnologica, quello dell’Industria 4.0, sviluppato in Germania ma abbracciato presto anche dal mondo produttivo italiano» aggiunge Alfredo.

Tra tutte le tecnologie abilitanti dell’Industria 4.0, l’IoT è senz’altro una delle più importanti. Come nota Alfredo, «avere le macchine di uno stabilimento connesse, e avere a bordo di queste macchine sensori e attuatori che misurano, rispondono agli input eccetera è, con le tecnologie del data analytics e la manutenzione predittiva, la vera novità di questa nuova rivoluzione industriale».
Nell’IoT il Gruppo Optoi è stato pioniere, almeno nel nostro Paese. In quanto specializzato proprio nella sensoristica, il Gruppo ha visto nell’IoT sin da subito un’importante finestra di opportunità e sviluppo, nonché una naturale evoluzione tecnologica. «Sviluppare e vendere sensori per il mondo dell’automazione industriale fa parte del nostro core business da ormai vent’anni — osserva Alfredo –. Oggi ciò si traduce anche nel fornire sensori per il manifatturiero sotto forma di soluzioni IoT per i nostri clienti, principalmente per le linee di produzione dei macchinari».

Se Optoi è stata così ricettiva nei confronti dell’IoT, è anche perché l’azienda vanta diversi importanti clienti in Germania, e ha presto intuito come la prima potenza manifatturiera del continente stesse andando in una ben precisa direzione. «A partire dal 2015 il nostro team R&D ha iniziato a ragionare su come rendere i nostri sensori compatibili con l’IoT, quindi ben prima che il tema dell’Industria 4.0 acquistasse centralità nel dibattito nazionale» ricorda Alfredo.

Tuttavia l’IoT non riguarda solo il manifatturiero: dall’agricoltura sempre più di precisione all’edilizia di nuova generazione (il cd smart building), dalle smart cities alla sanità 4.0, sono tanti i settori che grazie all’IoT riescono a migliorare in competitività, efficienza, flessibilità, capacità di soddisfare le richieste degli utenti finali. La chiave, ci spiega Alfredo, è portare intelligenza a bordo delle cose, così da poter raccogliere dati e trasmetterli a un computer per svolgere analisi e attività con un grado di dettaglio e funzionalità molto più alto che in passato. Ed è senz’altro interessante notare come l’IoT si stia diffondendo in settori apparentemente “tradizionali” quali le costruzioni. «È da almeno venti anni che si parla di domotica, di rendere le case intelligenti, ma in realtà fino al 2020 c’era pochissimo, mancava una tecnologia diffusa» precisa.
Dal 2020, anno che non a caso è coinciso con l’inizio della pandemia, e ha costretto molte aziende a innovare ad un ritmo accelerato, sono partite concretamente in tutta Italia numerose progettualità e iniziative, incluso il Polo Edilizia 4.0. «Si tratta di una realtà che riunisce gli enti del Trentino attivi nel settore dell’edilizia, come Confindustria Trento, la Cooperazione, i tre ordini coinvolti (ingegneri, periti, architetti), il collegio dei geometri, l’Associazione Artigiani Trentino, soggetti specializzati in edilizia sostenibile come Habitech o il Green Building Council — continua Alfredo — . Tutti questi attori hanno deciso di lavorare insieme per innovare in un settore strategico non solo per l’economia ma per ciascuno di noi, e sono già in corso di sviluppo le prime soluzioni tecnologiche, spesso basate proprio sull’IoT».

Del resto Optoi crede così tanto nello smart building che il suo stesso quartier generale diventerà un edificio intelligente, con sensori UpSens (per il monitoraggio della qualità dell’aria: VOC, CO2 ecc.) distribuiti negli uffici e nelle pareti. «Ecco in cosa si traduce concretamente l’IoT in ambito edilizia — sottolinea Alfredo –. In progetti che, grazie alla sensoristica inserita nell’edificio, possono portare avanti processi di raccolta dati, analisi e utilizzo delle informazioni per migliorare, per esempio, il confort e il benessere degli spazi abitativi, la loro salubrità, nonché l’efficientamento energetico o la sicurezza sismica».

Ovviamente perché la rivoluzione dell’IoT realizzi il suo pieno potenziale sono necessarie (come sempre) le persone, vera chiave di volta di ogni progresso tecnologico e scientifico: in primo luogo scienziati dei dati, ed esperti di intelligenza artificiale. Conferma Alfredo: «Le aziende specializzate in IoT, Industria 4.0, edilizia 4.0 ecc. stanno assumendo sempre più laureati in discipline tecnico-scientifiche con forti competenze in ambito big data, machine learning eccetera». Per quanto riguarda, invece, le aziende di sensoristica, sono cruciali professionisti che rendano possibile la produzione di dati ad altissima attendibilità. «Ecco perché in Optoi assumiamo ingegneri elettronici, dei materiali e delle telecomunicazioni, e persone laureate in fisica con forti competenze in testing e in misurazioni, e — last but not least — laureati in matematica con competenze di data analytics» è la conclusione di Alfredo.
Autore Marcello Benazzoli
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