Più formazione e lavoro di squadra, per crescere con l'industria 4.0
Il 2020 è iniziato, e con esso un nuovo decennio che già si preannuncia, per le imprese del manifatturiero italiano, decisivo. Il treno dell’Industria 4.0 è arrivato, ed è imperativo non perderlo (a differenza di quanto accaduto negli anni Novanta, con la rivoluzione delle ICT). Opportunità come Smact vanno colte al volo, perché possono dare contributi importanti alla crescita del paese, a un rilancio della produttività, che oggi è il vero tallone d’Achille della nostra economia.
Ancora, il tema della formazione è destinato a essere sempre più importante: perché le grandi trasformazioni tecnologiche dei prossimi anni richiederanno nuove competenze e capacità, ma soprattutto un metodo e una mentalità nuovi. A partire dalla capacità di “far gioco di squadra”: infatti le sfide tecno-scientifiche e industriali che un’impresa manifatturiera, anche piccola, deve affrontare richiedono un approccio sistemico di team. La posta in gioco è alta: giocare un ruolo da protagonisti nella Quarta Rivoluzione Industriale.
È questo il pensiero di Alfredo Maglione, presidente di Optoi Group. Nel corso del 2019 Alfredo ha affrontato questi temi in vari eventi e conferenze in tutta Italia, da Vicenza a Roma, da Rovereto a Trento. Ecco perché ci è sembrato di interesse per la nostra comunità scambiare con lui due battute su questi argomenti così importanti per il futuro, e sintetizzarli in questo post.
Ancora, il tema della formazione è destinato a essere sempre più importante: perché le grandi trasformazioni tecnologiche dei prossimi anni richiederanno nuove competenze e capacità, ma soprattutto un metodo e una mentalità nuovi. A partire dalla capacità di “far gioco di squadra”: infatti le sfide tecno-scientifiche e industriali che un’impresa manifatturiera, anche piccola, deve affrontare richiedono un approccio sistemico di team. La posta in gioco è alta: giocare un ruolo da protagonisti nella Quarta Rivoluzione Industriale.
È questo il pensiero di Alfredo Maglione, presidente di Optoi Group. Nel corso del 2019 Alfredo ha affrontato questi temi in vari eventi e conferenze in tutta Italia, da Vicenza a Roma, da Rovereto a Trento. Ecco perché ci è sembrato di interesse per la nostra comunità scambiare con lui due battute su questi argomenti così importanti per il futuro, e sintetizzarli in questo post.
Nel 2019, Alfredo, hai evidenziato in diversi consessi come l’individualismo caratterizzi sin troppo il settore produttivo, e anche tecno-scientifico, italiano. Puoi spiegarci più nel dettaglio il tuo punto di vista?
Nella mia visione imprenditoriale e professionale l’individualismo è, in generale, un tema che si contrappone al lavoro di squadra. In un’azienda, in una startup, ma anche in un’associazione o in un consorzio, è fondamentale riuscire a “fare gioco di squadra”. Andando al di là dei personalismi e degli individualismi, e facendo invece prevalere un approccio sistemico di team. Purtroppo in Italia questo non sempre succede. Bisogna fare di più, e le aziende devono essere le prime a dare il buon esempio.
Da anni tu ricordi l’importanza dell’Industria 4.0: un treno che non va perso, un’ultima opportunità per il nostro sistema produttivo, che negli anni Novanta ha perso il treno della rivoluzione delle ICT.
È così, ne sono fermamente convinto. Ma si tratta di un’opinione sostenuta da dati oggettivi. Negli ultimi vent’anni l’Italia ha perso tantissima produttività. Ciò è frutto senz’altro anche di errori culturali, di approcci sbagliati, ma è dovuto in parte proprio all’aver perso importanti treni tecnologici. L’Industria 4.0 rappresenta un’ultima, importante opportunità per cercare di recuperare terreno nella Quarta Rivoluzione Industriale, che va dall’IoT all’IA.
Se riusciremo a salire su questo treno, e a operare in modo convinto e sistemico, avremo la possibilità, finalmente, di colmare il gap tecnologico che ci separa da altri paesi occidentali, e quindi recuperare alla fine anche produttività. Se ciò non dovesse accadere, l’Italia diventerà definitivamente un importatore tecnologico. Una sconfitta per tutti, specie considerando che invece oggi siamo, almeno in parte, un esportatore tecnologico, e potremmo esserlo ancora di più.
Ricordiamocelo: l’Italia è il secondo paese manifatturiero d’Europa in primo luogo grazie a questa nostra capacità di fare innovazione tecnologica in ambito hardware. Salire sul treno dell’Industria 4.0, a mio parere, è forse l’ultima possibilità che abbiamo per restare agganciati all’evoluzione tecnologica globale, e continuare a essere un paese occidentale moderno che produce tecnologia.
Da imprenditore innovativo, sei ottimista?
Penso che il sistema-paese abbia tutte le capacità per farcela, e per restare in pista.
Del resto negli anni Ottanta, quando l’Italia era un leader tecnologico, anche la nostra situazione economica era di gran lunga migliore.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale l’Italia ha sperimentato un trend di crescita economico davvero importante. Negli anni Ottanta eravamo ormai avviati a diventare una delle prime potenze economiche mondiali, e si parlava del “sorpasso” della nostra economia su quella del Regno Unito. Oggi non è più così. Abbiamo di fronte a noi una grande sfida, da affrontare con il giusto approccio e il giusto spirito. L’alternativa è rischiare di scivolare in un processo di crisi che potrebbe rivelarsi irreversibile.
E una realtà come Smact dà il suo contributo.
Esatto. Lo Smact Competence Center, a cui Optoi aderisce, è uno strumento importante per contribuire al rilancio della crescita del paese, sulla base di una maggior sinergia pubblico-privato, di un più intenso dialogo tra mondo delle imprese e università, della promozione di una cultura di team e di risultato.
Quali sono i risultati raggiunti sinora?
Tra le positività principali vedo il pool di aziende tecnologiche di peso e atenei di qualità che sostengono il progetto. In Smact trovo tanta progettualità concreta, presto si darà contenuto alle live demos, i primi bandi si sono già chiusi… Insomma, c’è stata la capacità di agire in tempi rapidi, e questo è davvero molto positivo, specie in un paese dove si tende a privilegiare la discussione sull’azione. In Smact ho potuto trovare il giusto approccio di team, e la dovuta attenzione alle sinergie tra pubblico e privato e al fondamentale tema della sussidiarietà. Ora non resta che lavorare tutti insieme per far decollare progetti che portino prodotti e tecnologie sul mercato.
Questo 2020 appena iniziato sarà decisivo…
Assolutamente, confido che nel 2020 si riuscirà a “coprire l’ultimo miglio”, e a portare a casa i primi risultati tangibili. In questo modo Smact potrà davvero diventare un modello virtuoso per chi vuole fare Industria 4.0 e innovazione hardware di frontiera. Cruciale sarà riuscire a fornire risposte a tutte le imprese (siano esse PMI o grandi aziende) in cerca di soluzioni di Industria 4.0 per migliorare i propri processi produttivi e la propria efficienza.
Nella mia visione imprenditoriale e professionale l’individualismo è, in generale, un tema che si contrappone al lavoro di squadra. In un’azienda, in una startup, ma anche in un’associazione o in un consorzio, è fondamentale riuscire a “fare gioco di squadra”. Andando al di là dei personalismi e degli individualismi, e facendo invece prevalere un approccio sistemico di team. Purtroppo in Italia questo non sempre succede. Bisogna fare di più, e le aziende devono essere le prime a dare il buon esempio.
Da anni tu ricordi l’importanza dell’Industria 4.0: un treno che non va perso, un’ultima opportunità per il nostro sistema produttivo, che negli anni Novanta ha perso il treno della rivoluzione delle ICT.
È così, ne sono fermamente convinto. Ma si tratta di un’opinione sostenuta da dati oggettivi. Negli ultimi vent’anni l’Italia ha perso tantissima produttività. Ciò è frutto senz’altro anche di errori culturali, di approcci sbagliati, ma è dovuto in parte proprio all’aver perso importanti treni tecnologici. L’Industria 4.0 rappresenta un’ultima, importante opportunità per cercare di recuperare terreno nella Quarta Rivoluzione Industriale, che va dall’IoT all’IA.
Se riusciremo a salire su questo treno, e a operare in modo convinto e sistemico, avremo la possibilità, finalmente, di colmare il gap tecnologico che ci separa da altri paesi occidentali, e quindi recuperare alla fine anche produttività. Se ciò non dovesse accadere, l’Italia diventerà definitivamente un importatore tecnologico. Una sconfitta per tutti, specie considerando che invece oggi siamo, almeno in parte, un esportatore tecnologico, e potremmo esserlo ancora di più.
Ricordiamocelo: l’Italia è il secondo paese manifatturiero d’Europa in primo luogo grazie a questa nostra capacità di fare innovazione tecnologica in ambito hardware. Salire sul treno dell’Industria 4.0, a mio parere, è forse l’ultima possibilità che abbiamo per restare agganciati all’evoluzione tecnologica globale, e continuare a essere un paese occidentale moderno che produce tecnologia.
Da imprenditore innovativo, sei ottimista?
Penso che il sistema-paese abbia tutte le capacità per farcela, e per restare in pista.
Del resto negli anni Ottanta, quando l’Italia era un leader tecnologico, anche la nostra situazione economica era di gran lunga migliore.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale l’Italia ha sperimentato un trend di crescita economico davvero importante. Negli anni Ottanta eravamo ormai avviati a diventare una delle prime potenze economiche mondiali, e si parlava del “sorpasso” della nostra economia su quella del Regno Unito. Oggi non è più così. Abbiamo di fronte a noi una grande sfida, da affrontare con il giusto approccio e il giusto spirito. L’alternativa è rischiare di scivolare in un processo di crisi che potrebbe rivelarsi irreversibile.
E una realtà come Smact dà il suo contributo.
Esatto. Lo Smact Competence Center, a cui Optoi aderisce, è uno strumento importante per contribuire al rilancio della crescita del paese, sulla base di una maggior sinergia pubblico-privato, di un più intenso dialogo tra mondo delle imprese e università, della promozione di una cultura di team e di risultato.
Quali sono i risultati raggiunti sinora?
Tra le positività principali vedo il pool di aziende tecnologiche di peso e atenei di qualità che sostengono il progetto. In Smact trovo tanta progettualità concreta, presto si darà contenuto alle live demos, i primi bandi si sono già chiusi… Insomma, c’è stata la capacità di agire in tempi rapidi, e questo è davvero molto positivo, specie in un paese dove si tende a privilegiare la discussione sull’azione. In Smact ho potuto trovare il giusto approccio di team, e la dovuta attenzione alle sinergie tra pubblico e privato e al fondamentale tema della sussidiarietà. Ora non resta che lavorare tutti insieme per far decollare progetti che portino prodotti e tecnologie sul mercato.
Questo 2020 appena iniziato sarà decisivo…
Assolutamente, confido che nel 2020 si riuscirà a “coprire l’ultimo miglio”, e a portare a casa i primi risultati tangibili. In questo modo Smact potrà davvero diventare un modello virtuoso per chi vuole fare Industria 4.0 e innovazione hardware di frontiera. Cruciale sarà riuscire a fornire risposte a tutte le imprese (siano esse PMI o grandi aziende) in cerca di soluzioni di Industria 4.0 per migliorare i propri processi produttivi e la propria efficienza.
Per salire sul treno dell’Industria 4.0, quanto è importante che si verifichi in Italia un cambiamento culturale collettivo?
È cruciale. E deve riguardare prima di tutto le nuove generazioni. Bisogna formare i nostri giovani sul tema dell’Industria 4.0. Le scuole devono fornire loro gli strumenti scientifici, metodologici e culturali per accedere con successo a una formazione accademica di nuovo tipo, e a un mondo del lavoro sempre più dinamico. Non si tratta solo di abilità informatiche, o elettroniche. La capacità di lavorare in team e di problem-solving, la visione d’insieme, certi valori, devono entrare a far parte del bagaglio formativo dei professionisti di domani.
Quindi la triade è azienda-università-scuola…
Corretto. Impresa e università sono importantissime ma non bastano. La scuola costituisce una terza gamba fondamentale per sostenere la grande trasformazione tecnologica che ci attende. Ce lo dicono anche gli esperti: la formazione svolge un ruolo cruciale, e in questo decennio appena iniziato lo vedremo con chiarezza. I percorsi scuola-lavoro, per esempio, possono essere un volano di crescita personale e professionale rilevante, come si vede da anni in Germania. In Italia, purtroppo, siamo ancora indietro.
Del resto in Smact abbiamo anche parlato di varare percorsi formativi innovativi a cavallo tra impresa e università. Oggi, purtroppo, chi si laurea in una materia scientifica o tecnica tende a entrare in contatto con il mondo dell’industria tardi, ad esempio durante la compilazione della tesi; cioè dopo quattro o cinque anni dalla sua iscrizione all’università! Occorrono invece percorsi accademici professionalizzanti, di durata inferiore, dove l’iscritto possa dividersi tra il laboratorio, l’aula universitaria e l’azienda. Percorsi del genere in altri paesi esistono già, iniziano a esserci anche in Italia, ma bisogna fare di più. Molto di più. Perché il tema è anche quello della velocità: l’evoluzione tecnologica è sempre più rapida, bisogna essere altrettanto rapidi anche nel formare le persone in modo adeguato.
Parliamo delle sfide che attendono Optoi nel 2020. La principale è, appunto, quella di assumere nuovi talenti…
Esatto. Stiamo crescendo, siamo operativi su vari fronti (dall’aerospaziale ai veicoli per uso agricolo, dal biomedicale all’industriale) e per sostenere la crescita di Optoi bisogna ampliare il team, con nuove professionalità e competenze. In Optoi c’è spazio per il talento: siamo un gruppo dove il giovane ingegnere che vuole fare innovazione di frontiera trova “pane per i suoi denti”, così come la programmatrice informatica che ha ambizioni di crescita e carriera. Per esempio stiamo cercando un progettista elettronica per la nostra divisione aerospace, e due progettisti elettronici (di cui uno junior) per quella industriale. Ma è solo l’inizio.
Per ulteriori informazioni, https://www.optoi.com | contact@optoi.com
È cruciale. E deve riguardare prima di tutto le nuove generazioni. Bisogna formare i nostri giovani sul tema dell’Industria 4.0. Le scuole devono fornire loro gli strumenti scientifici, metodologici e culturali per accedere con successo a una formazione accademica di nuovo tipo, e a un mondo del lavoro sempre più dinamico. Non si tratta solo di abilità informatiche, o elettroniche. La capacità di lavorare in team e di problem-solving, la visione d’insieme, certi valori, devono entrare a far parte del bagaglio formativo dei professionisti di domani.
Quindi la triade è azienda-università-scuola…
Corretto. Impresa e università sono importantissime ma non bastano. La scuola costituisce una terza gamba fondamentale per sostenere la grande trasformazione tecnologica che ci attende. Ce lo dicono anche gli esperti: la formazione svolge un ruolo cruciale, e in questo decennio appena iniziato lo vedremo con chiarezza. I percorsi scuola-lavoro, per esempio, possono essere un volano di crescita personale e professionale rilevante, come si vede da anni in Germania. In Italia, purtroppo, siamo ancora indietro.
Del resto in Smact abbiamo anche parlato di varare percorsi formativi innovativi a cavallo tra impresa e università. Oggi, purtroppo, chi si laurea in una materia scientifica o tecnica tende a entrare in contatto con il mondo dell’industria tardi, ad esempio durante la compilazione della tesi; cioè dopo quattro o cinque anni dalla sua iscrizione all’università! Occorrono invece percorsi accademici professionalizzanti, di durata inferiore, dove l’iscritto possa dividersi tra il laboratorio, l’aula universitaria e l’azienda. Percorsi del genere in altri paesi esistono già, iniziano a esserci anche in Italia, ma bisogna fare di più. Molto di più. Perché il tema è anche quello della velocità: l’evoluzione tecnologica è sempre più rapida, bisogna essere altrettanto rapidi anche nel formare le persone in modo adeguato.
Parliamo delle sfide che attendono Optoi nel 2020. La principale è, appunto, quella di assumere nuovi talenti…
Esatto. Stiamo crescendo, siamo operativi su vari fronti (dall’aerospaziale ai veicoli per uso agricolo, dal biomedicale all’industriale) e per sostenere la crescita di Optoi bisogna ampliare il team, con nuove professionalità e competenze. In Optoi c’è spazio per il talento: siamo un gruppo dove il giovane ingegnere che vuole fare innovazione di frontiera trova “pane per i suoi denti”, così come la programmatrice informatica che ha ambizioni di crescita e carriera. Per esempio stiamo cercando un progettista elettronica per la nostra divisione aerospace, e due progettisti elettronici (di cui uno junior) per quella industriale. Ma è solo l’inizio.
Per ulteriori informazioni, https://www.optoi.com | contact@optoi.com
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