Optoi in smact: per vincere (insieme) la sfida dell’industria 4.0
Giovedì 9 maggio il presidente di Optoi Group Alfredo Maglione ha partecipato all’evento “SMACT si parte: programma e attività del competence center del Triveneto” presso la Sala dei Giganti di Palazzo Liviano, a Padova.
SMACT è un’innovativa forma di partenariato pubblico-privato finalizzata a far crescere la cultura digitale delle imprese del Nordest, e a sostenere progetti di innovazione, ricerca industriale e sviluppo sperimentale nell’ambito dell’Industria 4.0; l’iniziativa ha come soci fondatori otto università del Triveneto e due centri di ricerca (inclusi l’Università di Trento ed FBK), la Camera di Commercio di Padova e ventinove aziende private, tra cui proprio Optoi Group.
L’intervento di Alfredo è stato molto applaudito dal pubblico di imprenditori, accademici e giovani in sala. Per questa ragione abbiamo voluto confrontarci con lui sui temi affrontati, e condividerne alcuni punti salienti con la comunità Optoi, attraverso questo post.
SMACT è un’innovativa forma di partenariato pubblico-privato finalizzata a far crescere la cultura digitale delle imprese del Nordest, e a sostenere progetti di innovazione, ricerca industriale e sviluppo sperimentale nell’ambito dell’Industria 4.0; l’iniziativa ha come soci fondatori otto università del Triveneto e due centri di ricerca (inclusi l’Università di Trento ed FBK), la Camera di Commercio di Padova e ventinove aziende private, tra cui proprio Optoi Group.
L’intervento di Alfredo è stato molto applaudito dal pubblico di imprenditori, accademici e giovani in sala. Per questa ragione abbiamo voluto confrontarci con lui sui temi affrontati, e condividerne alcuni punti salienti con la comunità Optoi, attraverso questo post.
Prima di tutto potresti spiegarci, Alfredo, che tipo di realtà è Optoi?
Optoi è nata a Trento nel 1995. In questi anni è cresciuta molto, rafforzandosi a livello europeo e internazionale, e oggi è un gruppo di un centinaio di persone. La nostra storia è un po’ sui generis, dato che siamo stati uno dei primi spin-off, se non il primo, del centro di ricerca FBK; il nostro modello è analogo a quello adottato in Silicon Valley, dove è frequente che dai grandi centri di ricerca, o da università come Berkeley, nascano startup hi-tech e spin-off.
Qual è stato il motore della crescita di Optoi dal 1995 a oggi?
La nostra crescita, negli anni, ha seguito due direttive: la prima è stata la focalizzazione sulla sensoristica; a differenza di molte imprese specializzate nell’innovazione digitale o comunque nelle ICT, abbiamo puntato su un prodotto innovativo a livello hardware, perché fermamente convinti della presa del manifatturiero italiano sul mercato; la seconda direttiva è stata una costante attenzione alle specifiche richieste dei clienti.
È ciò che Optoi chiama “innovazione concreta”.
Esatto. Questa è una delle cifre della nostra esperienza imprenditoriale: la capacità di partire da idee innovative, dal talento di ricercatori competenti (a volte geniali), e generare progresso tecnologico reale, tangibile, sotto forma di prodotti o servizi da portare sul mercato. Troppo spesso in Italia le grandi idee e scoperte rimangono in un cassetto. In Optoi cerchiamo di dare a questa straordinaria capacità tecno-scientifica un orizzonte concreto. Che nello specifico è l’industria; del resto, per noi il concetto di Industria 4.0 non è una novità assoluta: in realtà è da oltre vent’anni che sviluppiamo sensoristica avanzata, allo scopo di rendere più intelligenti le macchine, siano esse frese, torni, robot ecc. Macchine intelligenti ma, aggiungo, anche sempre più connesse, perché il paradigma dell’Internet delle Cose (IoT, in inglese) costituisce quasi un sinonimo dell’Industria 4.0.
Optoi è nata a Trento nel 1995. In questi anni è cresciuta molto, rafforzandosi a livello europeo e internazionale, e oggi è un gruppo di un centinaio di persone. La nostra storia è un po’ sui generis, dato che siamo stati uno dei primi spin-off, se non il primo, del centro di ricerca FBK; il nostro modello è analogo a quello adottato in Silicon Valley, dove è frequente che dai grandi centri di ricerca, o da università come Berkeley, nascano startup hi-tech e spin-off.
Qual è stato il motore della crescita di Optoi dal 1995 a oggi?
La nostra crescita, negli anni, ha seguito due direttive: la prima è stata la focalizzazione sulla sensoristica; a differenza di molte imprese specializzate nell’innovazione digitale o comunque nelle ICT, abbiamo puntato su un prodotto innovativo a livello hardware, perché fermamente convinti della presa del manifatturiero italiano sul mercato; la seconda direttiva è stata una costante attenzione alle specifiche richieste dei clienti.
È ciò che Optoi chiama “innovazione concreta”.
Esatto. Questa è una delle cifre della nostra esperienza imprenditoriale: la capacità di partire da idee innovative, dal talento di ricercatori competenti (a volte geniali), e generare progresso tecnologico reale, tangibile, sotto forma di prodotti o servizi da portare sul mercato. Troppo spesso in Italia le grandi idee e scoperte rimangono in un cassetto. In Optoi cerchiamo di dare a questa straordinaria capacità tecno-scientifica un orizzonte concreto. Che nello specifico è l’industria; del resto, per noi il concetto di Industria 4.0 non è una novità assoluta: in realtà è da oltre vent’anni che sviluppiamo sensoristica avanzata, allo scopo di rendere più intelligenti le macchine, siano esse frese, torni, robot ecc. Macchine intelligenti ma, aggiungo, anche sempre più connesse, perché il paradigma dell’Internet delle Cose (IoT, in inglese) costituisce quasi un sinonimo dell’Industria 4.0.
L’IoT tuttavia non si ferma all’industria.
No. Oggi abbiamo macchinari sempre più intelligenti e connessi, non soltanto nell’industria ma anche nel primario, nelle costruzioni, nei centri ospedalieri e così via. E infatti si parla di agricoltura 4.0, edilizia 4.0, sanità 4.0. Si tratta di tecnologie caratterizzate da un’evoluzione continua. Ecco perché un dialogo intenso con il mondo della ricerca è cruciale. Come dicevo poco fa, Optoi nasce da uno dei più importanti centri di ricerca del paese, FBK, e ha sempre collaborato fruttuosamente con l’Università di Trento e con FBK stessa. Per tale ragione abbiamo scelto di aderire a SMACT, iniziativa che chiama a raccolta le eccellenze nordestine della ricerca, della formazione e dell’impresa.
Quali sono i vantaggi di SMACT, questa innovativa forma di partenariato pubblico-privato?
SMACT amplifica le possibilità di sinergia tra ricerca e impresa, e rappresenta una grande opportunità per dimostrare che anche in Italia, e in particolare nel Triveneto, le eccellenze del settore privato, l’università e i centri di ricerca possono operare in modo complementare e appunto sinergico, proprio come avviene in tutti i paesi avanzati.
Ma al di là delle riflessioni di carattere generale, indubbiamente l’adesione a SMACT ha due ricadute molto concrete. La prima è che questo competence center è destinato a essere una leva di crescita, dato che coinvolge una quarantina di attori tra università, centri di ricerca e aziende. Grazie a esso aumenteranno le opportunità di networking e di business. E grazie alla sua specializzazione in alcune tecnologie chiave, a partire dall’IoT, SMACT potrà diventare il punto di riferimento nazionale (e magari anche europeo) per tutte le imprese che vorranno innovare in ambito IoT.
Altrettanto importante sarà la capacità di SMACT di preparare capitale umano in grado di vincere la sfida dell’Industria 4.0. Ad esempio attraverso la sperimentazione di nuove formule per formare al meglio i giovani che andranno a lavorare nelle imprese. Perché sappiamo che le aziende salite sul treno dell’Industria 4.0 stanno crescendo in modo rilevante, ma faticano a trovare personale specializzato. SMACT dovrà puntare su percorsi di formazione inediti, anche duali, a vantaggio dei diplomati delle scuole secondarie e soprattutto dei laureati, che dovranno acquisire tutte le competenze all’altezza delle sfide dell’Industria 4.0. Il punto è che l’evoluzione delle tecnologie è sempre più accelerata, e si sta rivelando arduo trovare persone formate allo stato dell’arte dell’evoluzione tecnologica. Né l’università né l’impresa, da sole, hanno la capacità di farlo. Ma con SMACT, lavorando insieme, ciò sarà possibile.
No. Oggi abbiamo macchinari sempre più intelligenti e connessi, non soltanto nell’industria ma anche nel primario, nelle costruzioni, nei centri ospedalieri e così via. E infatti si parla di agricoltura 4.0, edilizia 4.0, sanità 4.0. Si tratta di tecnologie caratterizzate da un’evoluzione continua. Ecco perché un dialogo intenso con il mondo della ricerca è cruciale. Come dicevo poco fa, Optoi nasce da uno dei più importanti centri di ricerca del paese, FBK, e ha sempre collaborato fruttuosamente con l’Università di Trento e con FBK stessa. Per tale ragione abbiamo scelto di aderire a SMACT, iniziativa che chiama a raccolta le eccellenze nordestine della ricerca, della formazione e dell’impresa.
Quali sono i vantaggi di SMACT, questa innovativa forma di partenariato pubblico-privato?
SMACT amplifica le possibilità di sinergia tra ricerca e impresa, e rappresenta una grande opportunità per dimostrare che anche in Italia, e in particolare nel Triveneto, le eccellenze del settore privato, l’università e i centri di ricerca possono operare in modo complementare e appunto sinergico, proprio come avviene in tutti i paesi avanzati.
Ma al di là delle riflessioni di carattere generale, indubbiamente l’adesione a SMACT ha due ricadute molto concrete. La prima è che questo competence center è destinato a essere una leva di crescita, dato che coinvolge una quarantina di attori tra università, centri di ricerca e aziende. Grazie a esso aumenteranno le opportunità di networking e di business. E grazie alla sua specializzazione in alcune tecnologie chiave, a partire dall’IoT, SMACT potrà diventare il punto di riferimento nazionale (e magari anche europeo) per tutte le imprese che vorranno innovare in ambito IoT.
Altrettanto importante sarà la capacità di SMACT di preparare capitale umano in grado di vincere la sfida dell’Industria 4.0. Ad esempio attraverso la sperimentazione di nuove formule per formare al meglio i giovani che andranno a lavorare nelle imprese. Perché sappiamo che le aziende salite sul treno dell’Industria 4.0 stanno crescendo in modo rilevante, ma faticano a trovare personale specializzato. SMACT dovrà puntare su percorsi di formazione inediti, anche duali, a vantaggio dei diplomati delle scuole secondarie e soprattutto dei laureati, che dovranno acquisire tutte le competenze all’altezza delle sfide dell’Industria 4.0. Il punto è che l’evoluzione delle tecnologie è sempre più accelerata, e si sta rivelando arduo trovare persone formate allo stato dell’arte dell’evoluzione tecnologica. Né l’università né l’impresa, da sole, hanno la capacità di farlo. Ma con SMACT, lavorando insieme, ciò sarà possibile.
SMACT dovrà essere, a tuo parere, fortemente interdisciplinare.
Certo, dovrà favorire il confronto tra più discipline e competenze tecnologiche. Noi di Optoi facciamo sensoristica, IoT, ma siamo ben consapevoli che l’Industria 4.0 richiede anche altre specializzazioni, ad esempio in ambito mobile, data analytics e via discorrendo. Del resto, i sensori possono essere abilitatori di numerosi progetti, dato che la sensoristica è usata in molte applicazioni diverse, e pertanto è naturale un nostro atteggiamento proattivo e propositivo.
C’è poi una dimensione sistemica intrinseca in SMACT.
Esatto. È fondamentale che le università, i centri di ricerca e le imprese imparino a fare massa critica. La competizione ormai non è più a livello europeo, ma internazionale, e i protagonisti primari sono colossi come la Cina e gli Stati Uniti. Lavorare insieme, ovviamente nel rispetto di ciascuna individualità, è la condicio sine qua non per restare competitivi nel mondo. E, voglio aggiungere, per offrire un modello anche al resto del paese. A mio parere l’Italia ha un potenziale immenso, le nostre aziende sono riconosciute in tutto il mondo, la nostra tecnologia è molto apprezzata. Iniziative come SMACT devono aiutare le imprese a rimanere leader, a crescere, a costruire filiere, a innovare.
Come sottolineavi nel tuo intervento padovano, l’Italia ha tutti i requisiti per farcela.
L’Italia vanta un patrimonio culturale, artistico e scientifico straordinario: nelle nostre città è nato il Rinascimento, e proprio a Padova ha insegnato un genio del calibro di Galileo… Le condizioni di partenza sono eccezionali; sta ora a noi correre, e fare dell’Italia (che è già oggi una delle prime dieci economie del mondo) un punto di riferimento globale. SMACT insegue il sogno di contribuire a questo progetto ambizioso, con la consapevolezza che per fare grandi cose bisogna anche essere muniti di un pizzico di temerarietà.
Certo, dovrà favorire il confronto tra più discipline e competenze tecnologiche. Noi di Optoi facciamo sensoristica, IoT, ma siamo ben consapevoli che l’Industria 4.0 richiede anche altre specializzazioni, ad esempio in ambito mobile, data analytics e via discorrendo. Del resto, i sensori possono essere abilitatori di numerosi progetti, dato che la sensoristica è usata in molte applicazioni diverse, e pertanto è naturale un nostro atteggiamento proattivo e propositivo.
C’è poi una dimensione sistemica intrinseca in SMACT.
Esatto. È fondamentale che le università, i centri di ricerca e le imprese imparino a fare massa critica. La competizione ormai non è più a livello europeo, ma internazionale, e i protagonisti primari sono colossi come la Cina e gli Stati Uniti. Lavorare insieme, ovviamente nel rispetto di ciascuna individualità, è la condicio sine qua non per restare competitivi nel mondo. E, voglio aggiungere, per offrire un modello anche al resto del paese. A mio parere l’Italia ha un potenziale immenso, le nostre aziende sono riconosciute in tutto il mondo, la nostra tecnologia è molto apprezzata. Iniziative come SMACT devono aiutare le imprese a rimanere leader, a crescere, a costruire filiere, a innovare.
Come sottolineavi nel tuo intervento padovano, l’Italia ha tutti i requisiti per farcela.
L’Italia vanta un patrimonio culturale, artistico e scientifico straordinario: nelle nostre città è nato il Rinascimento, e proprio a Padova ha insegnato un genio del calibro di Galileo… Le condizioni di partenza sono eccezionali; sta ora a noi correre, e fare dell’Italia (che è già oggi una delle prime dieci economie del mondo) un punto di riferimento globale. SMACT insegue il sogno di contribuire a questo progetto ambizioso, con la consapevolezza che per fare grandi cose bisogna anche essere muniti di un pizzico di temerarietà.
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