Optoi, le startup e l’importanza della comunità
Come ho già avuto modo di osservare in un precedente post, Optoi fa “innovazione concreta”. Si tratta, in sintesi, di un’innovazione che nasce dalla ferma volontà dell’azienda di generare solo innovazione reale, con un valore tangibile per il cliente. Esempi di innovazione concreta sono i nostri sensori ottici assoluti, o i nostri array di fotodiodi. È un’innovazione che, pur collocandosi alla frontiera della tecnologia, è immediatamente utilizzabile dal cliente (spesso in virtù di un forte grado di customizzazione), e vanta anche livelli di affidabilità ed efficacia caratteristici di soluzioni tecnologiche mature.
A differenza delle imprese dell’innovazione statunitense o israeliana, Optoi non ammette beta (niente, ci tengo a sottolinearlo anche in questo post, esce dall’azienda se non è testato al 100%). La nostra cultura aziendale è senz’altro orientata a soluzioni tecnologiche flessibili, ad alto tasso di creatività, ma granitiche nella loro affidabilità e solidità. Concrete, appunto.
La concretezza tuttavia si declina in tanti modi. Optoi non è il genere di azienda che si trincera nei suoi laboratori, e non mira a essere una sorta di monade produttiva. Tutt’altro. La storia di Optoi è anche il frutto di un confronto, intenso e positivo, con gli attori dell’ecosistema dell’innovazione del territorio, e con la comunità intera. Basti pensare che Optoi è il primo spin-off di FBK, centro di ricerca trentino di caratura internazionale, dotato di una delle clean room più avanzate del paese. Peraltro la stessa sede di Optoi si trova a Trento, provincia che negli ultimi tre decenni ha saputo trasformarsi in una knowledge economy competitiva, dove operano laboratori, imprese e poli scientifici di prim’ordine.
Praticare una “innovazione concreta” obbliga al confronto costante e senza sconti con la realtà, incrementando le possibilità di riuscita di ogni progetto. E del resto tentare di innovare a prescindere dal mondo (un mondo, per inciso, sempre più trasformato dalle evoluzioni sociali e tecnologiche), sarebbe un assurdo.
E come si potrebbe essere concreti senza prestare un orecchio ricettivo agli input forniti dalle PMI innovative, dai centri di ricerca e dall’intero territorio? Il genius loci stesso è fonte di grande stimolo: se Optoi non fosse stata fondata a Trento, provincia costantemente ai vertici delle classifiche italiane sulla qualità della vita, probabilmente non avrebbe potuto contribuire alla nascita di UpSens, startup che sviluppa sensori per monitorare i livelli di inquinamento elettromagnetico, VOC, anidride carbonica ecc., e migliorare il benessere e la salubrità degli ambienti indoor.
Ma il coinvolgimento di Optoi nell’ecosistema dell’innovazione trentino, e il confronto con il mondo, si sostanziano anche attraverso il contributo a Industrio Ventures, acceleratore di “startup concrete” fondato da un gruppo di imprenditori trentini. Industrio Ventures ha sede negli spazi del Polo Meccatronica di Rovereto, ed è un acceleratore boutique interamente privato: nei suoi quattro anni di vita, ha partecipato al decollo di dieci startup attive in settori quali la smart mobility, il digital manufacturing, l’agritech, il new automotive, la robotica e il biotech, e alla promozione (non soltanto in Trentino-Alto Adige, ma in tutto il Nordest, e in centri come Milano e Roma) di una vera cultura del manifatturiero innovativo.
Qual è il senso della partecipazione di Optoi a Industrio Ventures? Prima di tutto, è noto come l’innovazione scaturisca spesso dalla contaminazione tra saperi, abilità e competenze diverse: in quel grande melting pot intellettuale e culturale che è la Silicon Valley, si suole addirittura dire che l’innovazione migliore nasce alla macchinetta del caffè… Ecco, le startup accelerate da Industrio Ventures hanno senz’altro tanto da imparare dal confronto con i soci di Industrio e con le aziende dell’Industrio Network; la cosa tuttavia è reciproca, e si può imparare molto anche dai giovani talenti tecnologici e creativi che scelgono di accelerare le loro startup in Industrio Ventures.
In secondo luogo, è doveroso contribuire alla crescita culturale del territorio, e a nutrirne le intelligenze imprenditoriali. E qui emerge una parola che appartiene senz’altro al lessico di Optoi: formazione. Già nel XVII secolo un grande filosofo francese, Montaigne, con lucidità straordinaria per i tempi diceva: “è meglio una testa ben fatta che una testa ben piena”. Oggi questa riflessione è più vera che mai, e l’idea di una formazione continua, imperniata però sul metodo e sulla capacità di ragionare, conquista crescenti consensi tra le imprese più sensibili alle sfide dell’Industria 4.0 e dell’impetuosa trasformazione tecnologica in corso.
Optoi riserva grande attenzione e spazio alla formazione continua, dato che non possiamo permetterci di smettere di studiare, come spiegava di recente il presidente di Optoi Group Alfredo Maglione. La formazione continua è funzionale all’innovazione concreta, per almeno due motivi: il primo, piuttosto intuitivo, è che per innovare bisogna essere aggiornati sia da un punto di vista tecno-scientifico, sia a livello metodologico e concettuale; il secondo è quasi filosofico, e rimanda alla necessità di essere consapevoli dei propri limiti e, soprattutto, di essere umili. Non si può innovare sedendosi sugli allori; per innovare bisogna essere pronti a mettersi continuamente in discussione, e avere sempre voglia di imparare.
Per ulteriori informazioni, https://www.optoi.com | contact@optoi.com